Categoria: Storie di tutti i giorni

  • Finanza personale: Investire o scommettere?

    Finanza personale: Investire o scommettere?

    I miei genitori hanno sempre investito affidando i loro risparmi alla banca sotto casa e ricordo mio padre spesso si lamentava perché perdeva soldi e che non valeva la pena investire al di fuori dei famosissimo BOT.

    Io sono vissuto con l’idea che gli investimenti non erano un buon modo per “conservare” il proprio patrimonio.

    La conoscenza si riduceva a questo:
    Ho guadagnato oppure ho perso…nessun’altra informazione macro economica che poteva magari giustificare o addirittura dare una parvenza di buon investimento fosse anche solo per non aver dato possibilità all’inflazione di rosicchiare.

    Oggi, la consapevolezza economico-finanziaria, dettata anche dalla possibilità di formarsi o farsi influenzare (a volte in negativo) più velocemente grazie all’avvento del web, ha reso più chiaro il mondo della finanza e del rispamrio/investimenti….ma c’è ancora qualcosa che non va!

    Siamo portati a mettere i soldi come obiettivo di risparmio e investimento.

    Un obiettivo avaro utile solo a farci aggiungere un ulteriore ostacolo alla nostra crescita patrimoniale:
    La fretta!

    La verità sulla finanza personale

    Nel 2020 i trader sono aumentati del 40% e oggi si stima che siano oltre 6MLN i trader occasionali e non che operano sui broker in modo autonomo (o quasi). Allo stesso tempo sappiamo tutti, e a dircelo sono proprio i disclaimer dei vari broker, che il 90% dei trader perdono soldi. 
    In questo rapporto 90:100 quanti hanno una cultura economico-finanziaria sufficiente?


    Ho girato, negli ultimi anni diversi gruppi Facebook, Whatsapp o Telegram e la cosa sconcertante è che tra le migliaia di persone che ho conosciuto e frequentato digitalmente almeno il 99% era li a scommettere e non a investire.
    Forse, una generazione cresciuta col concetto del “giocare in borsa”.

    Non è finanza personale!

    Scommettere o fare trading a questo livello equivale purtroppo alla stessa pratica. Si punta se a sensazione A vince e B perde o viceversa…o peggio ancora ci si fa influenzare dalle menti più diaboliche presenti sul web che regalano segnali dietro un nickname che gli da possibilità di non metterci la faccia.
    E’ un gioco rischioso! E può portare sul lastrico molto velocemente come lo è il casinò o le slot nei bar di paese.

    Per questo credo fermamente che sia fondamentale avere una base economico-finanziaria solida.

    L’economia è noiosa!

    Ci hanno sempre dipinto l’economia come un qualcosa di noioso ma allo stesso tempo cerchiamo di mimare i grandi investitori come dei pappagalli oppure ci facciamo erodere il conto dai costi dei servizi bancari.
    C’è una grande differenza tra noi e Warren Buffet ma mi sentirei uno stupido a dovervela spiegare.

  • Cambiare vita: Dicembre buoni propositi, ma Marzo come va?

    Cambiare vita: Dicembre buoni propositi, ma Marzo come va?

    Cambiare vita e Anno nuovo vita nuova…ma come va la vostra nuova vita?

    E’ normale mettere in chiaro i nostri buoni propositi, alimentando la fiducia in se stessi mentre si pianifica di cambiare vita! Molto spesso, alla fine dell’anno ci facciamo un sacco di promesse, rincorrendo il detto: anno nuovo vita nuova, ma finite le feste e digerito il panettone ci ritroviamo altrettanto spesso: travolti dalla solita routine.

    Per questo quasi ogni fine mese credo sia lecito chiedersi: Ma come sta andando? Qualcuno ha abbandonato? sono tutti sul pezzo?

    C’è da dire che non dovrei essere io a chiederlo ad ognuno di voi ma ognuno di voi dovrebbe chiederlo a se stesso!

    Cambiare vita: Questione di volontà

    E’ la continua procrastinazione che ci fa fare i conti con l’oste. Abbiamo questa cattiva abitudine: dare priorità al nuovo rispetto al vecchio, anche se il vecchio ha solo un mese di vita ed è frutto di ciò che vorremmo realizzare nella nostra vita.

    Forse ci si sente maggiormente concreti a prendere ciò che ci capita quotidianamente ma il rischio di cominciare a vivere alla giornata diventa troppo reale e a questo si aggiunge anche l’insoddisfazioe del non aver realizzato quanto più si desidera nella propria vita.

    Non è un errore questo?

    In molti dicono che se non realizzi i tuoi obiettivi forse è solo perché non sono davvero i tuoi obiettivi…forse non ci credi così tanto.

    Non è sbagliata come considerazione ma credo che la cosa vada approfondita maggiormente.

    Non sono un professionista per dirlo ma per come ho vissuto io certe esperienze a volte la procrastinazione è quasi ai livelli patologici.

    Non lo facciamo apposta a non voler raggiungere i nostri obiettivi.

    Forse abbiamo poca fiducia in noi stessi e di conseguenza poca fiducia nello sperare di portare a casa un successo perseguendo i nostri obiettivi.

    Il rischio è che tutto sia legato alla nostra autostima.

    Cari miei credo proprio che la questione si fermi qui…sulla nostra autostima.

    Possiamo mettere in tavola tutte le scuse che vogliamo:

    • Devo lavorare per vivere
    • Non ho tempo
    • Ho bisogno di soldi e il mio progetto al momento non me ne da
    • Il mio progetto ha bisogno di soldi e al momento non ne ho (via col circolo)
    • Mi è capitata un’occasione a cui non posso rinunciare
    • Il mio capo mi ha promesso un aumento
    • Un mio cliente mi ha detto che mi passerà molti dei suoi clienti e devo restare libero
    • I sogni, purtroppo li realizzano sempre e solo gli altri
    • Tanto i soldi non fanno la felicità
    • Quando sistemerò queste cose mi rimetterò in gioco

    Insomma…chi più ne ha ne metta…non è così?

    E un peccato credere nelle aspettative come del resto è sbagliato mettere da parte se stessi per dare tempo o spazio agli altri!

    Cambiare vita si può

    Mi auguro di parlare a un’infimissima (lo so che non si può scrivere) realtà e che tutti voi stiate portando con tutte le forze i vostri progetti al successo.

    Qualora alcuni di voi fossero rimasti indietro ci terrei che pensaste immediatamente che siamo solo all’inizio di Marzo e che l’anno è appena cominciato…l’importante è avere un buon progetto, dagli il giusto timing e monitorarne l’andamento.

    Se non sei pratico di questo chiedimi pure qualche consiglio…sarò felice di poterti aiutare…oppure se ti va dai un’occhio al mio corso sulla realizzazione di un business model. Qui parlo tanto di obiettivi e pianificazione e soprattutto è gratuito!

    Chi ha tempo non aspetti tempo! Oggi questa affermazione è quanto mai vera!

    a presto!

  • Cambiare atteggiamento per migliorarsi: la dura verità

    Cambiare atteggiamento per migliorarsi: la dura verità

    Cambiare atteggiamento è un processo naturale come naturale è anche: porsi delle domande quando si arriva ad una certa età. C’è chi inizia prima e chi inizia tardi e purtroppo c’è chi non inizia mai.

    Fino a qualche anno fa ero in grado di prendere colpi e bastonate per poi rialzarmi in fretta con nuove idee per mettermi in gioco, ma ad un certo punto mi sono sentito vuoto.

    Non erano le idee a mancarmi e nemmeno professionalità o clienti e soldi. Mancavo io.

    Dovevo cambiare atteggiamento

    Ero entrato in una routine inconcludente. Una routine che è stata capace di portarmi da ambizioso a frustrato in brevissimo tempo. Davanti ai clienti, agli amici dimostravo la mia sicurezza ma quando restavo da solo mi sentivo in una scatola.

    Se hai un carattere simile al mio dovresti conoscere bene questa sensazione di frustrazione. Ti assale senza un preciso motivo. O meglio con un motivo ben definito ma poco chiaro a te stesso.

    Non voglio fare discorsi psicologici. Non sono uno psicologo e nemmeno vorrei esserlo. L’esperienza di vita degli ultimi anni mi ha fatto mettere tutto in discussione…e mi va solo di raccontarlo.

    E’ da qui che sono partito.

    Prima incolpavo chi mi circondava e l’ambiente in cui vivevo delle mie disfatte ma mi sono dovuto ricredere, Ero io il mio problema.

    Non sono l’unico! e non mi rincuora.

    Però sono tra quelli che ha compreso da che parte stavo andando e da che parte volevo andare e posso garantirti che non è poco.

    Sono partito leggendo qualche libro di crescita personale, psicologia, filosofia. Mi riconoscevo in qualsiasi problematica che andavo ad approfondire. Ogni autore pareva scrivesse per me. Mi sono fatto anche qualche menata. Mi pareva di vivere in un film dove il protagonista ero io.

    Poi ho avuto una piccola intuizione. Se tutti parlavano del mio problema era solo perché era un problema comune.

    Ai problemi comuni si trova spesso una soluzione!

    Detto fatto!

    Cosa diavolo sbagliavo nella mia vita?

    Comprai un’agenda dove ogni mattino e ogni sera appuntavo cosa volevo fare e cosa ottenevo. L’avevo letto su un sacco di libri questo metodo. Mi fidai proprio perché ogni dannato libro che leggevo consigliava di fare proprio così.

    Lo feci!

    Il risultato fu quello di comprendere che i miei obiettivi venivano sempre dopo gli obiettivi altrui.

    Ho regalato per tutta la vita le mie conoscenze e il mio tempo per aiutare gli altri senza avere nulla in cambio.

    Anche l’aspettativa di avere qualcosa in cambio oggi posso riconoscerla solo come una cattivissima abitudine, un’atteggiamento da cambiare.

    Non passava giorno in cui non portavo a termine ciò che avevo deciso di fare.
    Me ne fregavo completamente dei miei obiettivi.

    Mi rimisi in gioco in modo diverso dopo l’ultima caduta.

    Mettendomi davanti. Ma davanti sul serio.

    Guardavo l’agenda diventare sempre più pregna di giornate portate a termine positivamente.

    Giornate dove ciò che avevo preventivato di fare al mattino lo gustavo concretamente alla sera.

    Ma ancora qualcosa non mi tornava. Ancora non bastava.

    Atteggiamento sul lavoro

    Per lo più mi muovevo così a livello professionale, non che la cosa mi desse fastidio, tutt’altro. Io amo il mio lavoro e come ogni amore che si rispetti ho goduto e sofferto di tantissime circostanze.

    E’ normale per uno come me partire dal lavoro. Il lavoro è parte di me.

    Sia chiaro! conoscevo bene anche al tempo cosa significasse darsi degli obiettivi e raggiungerli. Per lavoro lo andavo a raccontare ogni santo giorno a tutti quelli che mi stavano attorno ma come molti predicatori razzolavo male e portavo più successi agli altri che a me stesso.

    Mi mancava un vero obiettivo. Un obiettivo ben definito…qualcosa a cui volevo e dovevo ambire per appagare realmente me stesso.

    Ecco cosa mancava!

    Ero arrivato persino a dirmi: il mio obiettivo è far vincere gli altri.

    Per carità! un onorevole obiettivo ma che vista la mia insoddisfazione non poteva essere certamente il mio.

    Non ho trovato l’ obiettivo dietro l’angolo ma sto vivendo giorno per giorno il suo raggiungimento.

    Nessuno può aiutarti come te stesso

    Psicologi, psicoterapeuti, coach e chi più ne ha ne matta possono darti tutte le nozioni del caso. Farti ragionare o inculcarti i loro vocabolario ma nella realtà dei fatti ti fanno solo confezionare un abito da metterti addosso. Per farti bella figura al cospetto della vita.

    Sei comodo col vestito confezionato dalle tue mani?

    Forse l’unica cosa che sei riuscito a costruire. Ma quando sei a casa, nudo…tutto torna come prima.

    E’ bello citare grandi frasi e grandi pensieri a tavola con amici e familiari. Mascherarsi da introspettivo e darsi un tono di mistero ma quando resti da solo cosa te ne fai di questi accessori?

    Siamo esseri umani. Reali.

    Viviamo una vita reale e abbiamo il bisogno di toccare il nostri obiettivi. E in primis dobbiamo avere degli obiettivi concreti da poter toccare.

    Usiamo spesso dire mi piacerebbe realizzare un sogno, oppure ho realizzato un sogno ma i sogni non sono materia e con l’astratto possiamo solo pulirci il fondo schiena.

    Oggi posso dire di essere convinto che tutto dipenda da noi. L’ho provato su di me e lasciami dire che non credo di avere dei connotati diversi dai tuoi.

    Il “Se vuoi puoi” rapportato a obiettivi realistici è reale, tangibile ma deve partire davvero da te.

    Finché ti nascondi dietro gli altri che non fanno o il luogo in cui vivi che non ti permette di fare…stai solo perdendo tempo e arrancando scuse.

    Smettila di pensare di essere vittima di un complotto, datti degli obiettivi, togliti la paura che ti fa sempre dipendere dagli altri e datti da fare.

    IO non ho più paura di incolpare me stesso.

  • Andrea, Non metterti i soldi in bocca!

    Andrea, Non metterti i soldi in bocca!

    In casa mia, durante l’infanzia era ridondante sentire questa affermazione…non ci sono mai state basi di educazione patrimoniale.

    I soldi non si potevano mettere sul tavolo, sul letto e una volta toccati bisognava usare mille peripezie per potersi grattare un occhio o semplicemente mangiarsi le unghie.

    So che è un brutto vizio mangiarsi le unghie ma col passare del tempo posso confermarvi che è stato più semplice togliermi quel vizio piuttosto che indurre i mio subconscio a smetterla di pensare che i soldi fanno schifo!

    Perché è proprio così che accade. Siamo fottutamente pigri e se le informazioni che mandiamo al nostro cervello sono sempre negative nei confronti di un elemento non riusciremo mai a cavarne nulla di positivo.

    Non vi nascondo che da piccolo, quando i miei zii mi davano la mancetta non sapevo se ringraziarli o mandargli degli accidenti.

    Per me significava dovermi fare un opera di sterilizzazione completa per poter continuare a giocare con i miei cugini. Non ho mai saputo se potevo mettere i soldi in tasca ma il dubbio non è ne mai stato chiarito ne mai sollevato.

    Vi rendete conto di come una piccola abitudine possa condizionare la mente di un bambino?

    Abitando a Milano bastava camminare per la città e mangiarsi le unghie per immettere nel proprio organismo più batteri che a farsi un te con le mille lire di colombo.

    Ma nonostante questo, detti o superstizioni popolari hanno portato, a mio parere molte generazioni a vivere il rapporto economico penalizzato.

    Per non dimenticare i pranzi o le cene in cui dovevo sopportare frasi del tipo: Andrea, Stefano lavora in banca! (che tra parentesi è già stato protagonista di un mio articolo, dove viene licenziato), oppure una delle frasi che ancora oggi all’alba dei 44 faccio fatica a comprendere: Maurizio è un professionista e quindi guadagna.

    Forse per i miei queste frasi dovevano servire da stimolo per impostare il mio futuro in una certa direzione ma avendo vissuto appieno i miei anni posso solo dire che l’effetto non ha portato a quello…e per fortuna.

    I soldi sono sempre stati qualcosa di oscuro ma allo stesso tempo non sono mai mancati in famiglia. Posso considerarmi fortunato, la mia famiglia è sempre stata benestante. Ma il connubio del cattivo rapporto coi soldi e il fatto di non averne quasi mai avuta la mancanza mi ha reso un totale incompetente in campo economico finanziario.

    La maggior parte dei miei progetti sono finiti nella fogna proprio perché non davo perso all’economia e alla finanza.

    Voglio regalarti un tocco di pura verità per farti capire che le Barbie e i Big Jim fanno parte di un mondo che è in totale decadimento. Quel mondo dove tutto è perfetto ma non siamo altro che comparse, dove non siamo padroni di nulla se non di quelle quattro cose che si deteriorano e vengono gettate nell’immondizia.

    Dove siamo abitudinari e al nostro cervello e quindi al nostro futuro non siamo in grado di dare stimoli utili a crescere come si deve. Dai nostri genitori a noi, la colpa è nostra.

    E’ da anni che mi sono svegliato ma solo guardandomi indietro ho compreso la strada che ho fatto e gli errori che commettevo. Il problema stava tutto li. Forse un’educazione differente avrei potuto bruciare le tappe senza alcun intoppo. Ma forse con un’educazione diversa ora sarei chiuso in un ufficio o a dirigere chissà quale azienda.

    Nulla da criticare ai miei genitori, ne racconto le vicissitudini mettendo anche una fettina di ironia perché do per certo che il 90% delle persone ha vissuto con la mia stessa educazione…la mia famiglia si è sempre impegnata a lungo e facendo molto di più per me di per quello che potevo fare io per loro. Ora che ho dei figli me ne accorgo ma sto cercando di pagare il mio debito.

    E tu? a che punto sei della tua vita? sei dalla parte di quelli che pensano di aver ricevuto tutto e di sapere tutto oppure pensi ti manchi qualcosa e vorresti migliorarti ad ogni costo?

    Fammelo sapere nei commenti!

  • Risparmiare con un click: Addio shopping compulsivo!

    Risparmiare con un click: Addio shopping compulsivo!

    Articolo Breve – Tempo di lettura: 3 min.

    Soffrire di shopping compulsivo è un qualcosa che può essere curato o almeno controllato e non è certo la pretesa di questa estensione di Chrome anche se, a mio parere può esserti d’aiuto.

    Non è necessario avere delle patologie conclamate per prendere posizione a proposito dei propri acquisti.

    In questo articolo parlo di Karma, l’estensione che puoi scaricarla direttamente da qui e successivamente ragioneremo assieme al problema shopping compulsivo legandoci ad un articolo trovato su: fondazioneveronesi.it.

    Gli e-commerce ragionano sulle tue debolezze! Ed è per questo che si usa il tasto: compra subito, travestito da salva tempo ma purtroppo non da salvadanaio.

    Il tasto compra subito è davvero disgraziato perché evita di farci passare dal carrello…e non so se mi spiego!

    Prima di questa sadica scoperta mettevi tutto nel carrello e guardando il totale degli acquisti che volevi fare, ti veniva il classico coccolone e di conseguenza alleggerivi il carrello e appesantivi la wishlist.

    Ma le cose belle non hanno mai una fine :-), Eccoti la soluzione immediata:

    Se ti manca il tuo vecchio sistema perché stai vedendo il tuo conto corrente prosciugarsi e la tua casa è piena di oggetti dalla dubbia utilità Google Chrome ha rilasciato una fantastica estensione: si chiama Karma e ti permette di comportarti esattamente come prima con una miglioria in più da non sottovalutare.

    Karma è educazione finanziaria friendly 🙂

    Karma è un assistente virtuale per accumulare i tuoi acquisti. Per una buona educazione finanziaria può essere impiegato per sostituire il compra subito e di conseguenza diminuire lo shopping compulsivo.

    Con Karma hai la possibilità di accumulare gli “ipotetici” acquisti di tutti gli e-commerce e marketplace in cui sei abituato/a ad acquistare!

    Si è proprio così…navighi e metti tutto in una fantastico carrello che ti permette di fare tutte le tue valutazioni del caso.

    Qui l’educazione patrimoniale ringrazia sentitamente 🙂

    Certo è che non devi più cliccare su acquista subito ma sull’estensione Karma ma non penso che sarà uno sforzo così leggendario da impedirti un processo vitale!

    Per chi ha problemi di shopping compulsivo, che ricordo essere considerata una vera e propria patologia credo sia un’ottima estensione da avere sempre a portata di mano proprio perché è risaputo che la maggior parte dei soldi vengono spesi ingiustificatamente proprio a causa dell’impulsività e per la voglia di possedere degli oggetti che poi spesso finiscono dimenticati in un cassetto, regalati o peggio buttati.

    Hai acquistato tutto al primo colpo ora non ti resta che fare altrettanto con questa piccola estensione di Chrome:

    Scaricala subito da qui E inizia a valutare meglio i tuoi acquisti da subito.

    Naturalmente l’acquisto compulsivo non è sempre legato ad una patologia ma certamente è un qualcosa che può portare ad avere dei problemi non indifferenti e spesso ha ragioni insite nella nostra psiche.

    Non essendo uno psicologo posso solo consigliarvi di scoprire il perché del vostro comportamento da un professionista e magari cominciando da una ricerca su Google che può consigliarvi articoli più definiti per questo problema e darvi le prime soluzioni.

    Ti riporto qui e per semplicità i 7 punti allarme a cui devi prestare attenzione se pensi di essere affetta da shopping compulsivo.

    L’articolo completo che puoi trovare qui da la possibilità di eseguire un piccolo test per valutare la tua propensione allo shopping compulsivo proprio a partire da questi 7 punti:

    1- Pensare continuamente allo shopping

    2- Acquistare perché il proprio umore è giù

    3- Lo shopping interferisce con le incombenze di tutti i giorni

    4- hai il bisogno di acquistare sempre più per appagare te stesso/a

    5- Pianifichi di comprare meno ma non riesci

    6- metti a rischio il tuo benessere pur di continuare ad acquistare

    Che sia seria o no la tua situazione di compulsività negli acquisti l’educazione finanziaria sta alla base del cambiamento e di tutta la tua economia. E’ sempre più ricorrente notare persone che fanno una vita sovradimensionata alle loro capacità economiche lamentarsi che non arrivano a fine mese.

    Tu che rapporto hai con i tuoi acquisti? perché non ne parli qui sotto nei commenti?

  • Sono Positivo.

    Sono Positivo.

    In molti, in queste ultime di giornate di Dicembre stanno facendo i conti con ciò che è accaduto nell’anno e ciò che vorrebbero accadesse nell’anno successivo.

    E’ una cosa che faccio anch’io ma mentre fino a l’anno scorso, le cose importanti le preferivo elaborare all’inizio del mio anno biologico, quest’anno è come se mi fossi regalato una sorta di tredicesima.

    Sto facendo per la prima volta i conti con me stesso a Dicembre dopo averli già fatti in Aprile, mese del mio compleanno.

    Come molti italiani mi trovo in quarantena. Non posso non pensare che forse a questo giro abbiano trovato il metodo di metterci in quarantena senza darci la possibilità di incolpare qualcuno se non noi stessi e il covid stesso.

    Ma che dire…nonostante questi anni insoliti pare abbiano portato a poco e niente, io non riesco a lamentarmi proprio. Non parlo solo di soldi ma parlo di ciò che ho seminato e che mi accingerò a curare nei prossimi mesi fino ad arrivare al tanto atteso raccolto.

    Perché è così che mi pongo obiettivi.

    Da parte di mia Mamma discendo da contadini e quando d’estate si passavano le giornate in campagna; Zii e Nonni si impegnavano a raccogliere.

    Per quanto mi riguardava credevo lavorassero solo in quel mese. Per me era estate e andavo a fare vacanza proprio mentre i miei parenti sgobbavano come i matti.

    Mi faceva ridere questa cosa ma crescendo ho capito che non era proprio così e soprattutto che non c’era una mazza da ridere.

    I miei parenti, in Basilicata lavoravano tutto l’anno ed io arrivavo proprio nel momento in cui loro stavano raccogliendo i frutti del loro lavoro.

    Molti di noi si lamentano del covid e della crisi ma non pensano che i contadini ogni anno possono avere a che fare con cigni neri ben più disposti a fare visita.

    Il contadino raccoglie se ha seminato bene e se la natura gli da la possibilità di raccogliere…poi ciò che mettono in tasca dopo tutta la fatica fatta è solo un dettaglio.

    Come dei contadini noi dovremmo chiederci: Cosa vorremmo raccogliere prima di tutto?

    In un luogo o in un terreno non cresce ciò che si vuole e questo è il motivo per cui è difficile piantumare aranci in Lombardia.

    Questo significa che dobbiamo ragionare bene su cosa stiamo per seminare.

    Peter Drucker nel lontano ’54 ha cercato di aiutarci a riguardo donandoci un sistema che aiutasse a definire gli obiettivi senza incappare in questi problemi.

    SMART, che non ha nulla a che vedere con le piccole auto in plastica che costano come l’oro, è proprio l’acronimo da Lui creato per definire i binari da seguire per evitare di deragliare.

    Specifico

    Misurabile

    Raggiungibile (Achievable)

    Rilevante

    Temporizzabile.

    Ora, non starò qui a spiegarti di cosa si tratta perché Google è stra-carico di queste informazioni e se proprio non puoi fare a meno di me 🙂

    Ho fatto un webinar qualche tempo fa dove discutevo di questo. Puoi trovarlo all’interno del mio corso sui modelli di business proprio qui: https://bit.ly/3FjOGrA (non ti preoccupare…è tutto gratuito).

    Dal 1954 ad oggi sono passate un sacco di anni, crisi, guerre ma quando guardo chi mi sta attorno noto che nessuno ha riportato gravi cicatrici e nessuno ha modificato le proprie abitudini.

    Non voglio generalizzare, sia chiaro…ma sento che ti lamenti ogni giorno e vivi gli anni come se aspettassi che i terreni del Nonno ti portino frutto senza mettere piede nella terra.

    Non hai obiettivi, questa è la verità.

    Perché per una volta nella vita non provi a ragionare dandoti degli obiettivi SMART?

    E’ frequente parlare con persone che annuiscono quando parlo di obiettivi SMART (a volte con fare tipico del…ancora con sta storia!) ed è altrettanto frequente che gli stessi non applichino la regola.

    Quindi se stai pensando che il mio articolo è banale, prova ad applicare una volta nella tua vita questa semplice regoletta!

    Non posso andare per il sottile a fine anno, non posso usare mezzi termini quando ancora, un sacco di persone attendono i complimenti su Linkedin per aver postato un cambio di lavoro o l’ennesimo attestato di frequenza e poi vivono la vita con l’unico obiettivo di ricevere lo stipendio o la fattura pagata dal cliente.

    Ma in fondo il clima natalizio dovrebbe un po’ oliare il mio stato d’animo.

    Darsi degli obiettivi è importante. Altrettanto importante è la qualità degli obiettivi che ci si pone. Fallire fa parte del gioco e c’è chi dice che: chi non fallisce è perché non ha mai fatto nulla nella propria vita...ma andarsi a schiantare perché, a un bivio non si sa se andare a destra o sinistra è preoccupante.

    Io stesso colleziono fallimenti. Ma ciò che mi rende felice è che il bilancio: Vincite/Perdite è sempre positivo.

    Invece di pensare a Marzullo come un nonsense del giornalismo, prendi un quaderno, fatti delle domande e datti delle risposte (e scrivile soprattutto)

    Applica qualche regoletta e vivi un anno migliore, senza lamentarti, senza far parte del carrozzone, senza collezionare solo fallimenti ma analizzandone le motivazioni.

    Secondo me vivrai l’anno della svolta e ti accorgerai presto che se ciò che vuoi ottenere è chiaro, fattibile sotto il profilo economico e temporale, controllabile e accanto a te ci sei TU e le persone giuste…nulla può fermarti.

    Se invece il tuo obiettivo è: arrivare a fine mese per pagare il mutuo, Netflix, aperitivi, vizi costosi per sentirti a tono, iphone e mackbook, scarpe da urlo (della serie tanto sei in quarantena che te ne devi fare) e lamentarti…beh! risponditi da solo…

    Ti auguro un felice fine 21, io nel frattempo sono positivo di essere negativo anche se in quarantena.

    Sii positivo anche tu, almeno per ciò che riguarderà il ’22.

  • Ed ora che sei disoccupato?

    Ed ora che sei disoccupato?

    Sento la parola crisi da quando sono nato e a per dirla tutta, quando guardo qualche storico documentario, questo termine echeggia come fosse parte parte della vita umana stessa.

    Non mi dilungherò sui cicli economici, anche se la risposta sta proprio dentro questi concetti (ma mi prometto di parlarne ampiamente in futuro).

    Nonostante tutto credo di non essere mai stato un giorno senza lavorare!

    Non ho mai voluto avere un posto fisso, l’ho sempre trovato limitante ma agli inizi della mia carriera lavorativa qualche esperienza l’ho fatta.

    Non ricordo che anno fosse ma ricordo che ero molto giovane. Un amico di famiglia mi propose di fare un colloquio presso un’azienda Lombarda che produceva telecamere a circuito chiuso.

    Un lavoro come un altro ma visto che ero giovane e volevo iniziare a guadagnare qualche soldo, accettai di colloquio.

    A prescindere dal clima in stile grande fratello, dove si era monitorati per tutte le ore lavorative (e anche ascoltati) ciò che mi fece desistere dal restare in quell’azienda fu ben altro.

    L’attività era gestita a livello famigliare e da poco il capo famiglia era passato a miglior vita lasciando figlio e moglie a gestire il tutto.

    Erano persone splendide, piene di premure e anche abili nel loro lavoro. Feci poco meno di un mese lì dentro e poi decisi di andarmene.

    Durante le mie giornate di lavoro passavo tempo a studiare i prodotti, che dopo una settimana già conoscevo a menadito ma che ad ogni modo, secondo loro non era ancora abbastanza.


    Quando arrivavano i corrieri, suonavano al campanello e io scattavo in piedi pronto per andare ad aprire e la stessa cosa accadeva quando squillava il telefono e quando entrava un cliente o qualsiasi altra persona dalla porta.
    Pensavo fosse corretto farsi vedere disponibile e servizievole ma il mio entusiasmo veniva presto bloccato dal figlio con la solita frase: Lascia Andrea, vado io…stai pure li seduto a studiare.

    Dopo tre settimane avevo capito che il figlio aveva solo bisogno di una persona che gli facesse compagnia e soprattutto una persona più ignorante alla quale dimostrare la propria bravura. Ora era lui il titolare dell’azienda e non aveva più ombre alla quale dover dar peso.

    Decisi che non era il posto che faceva per me e andai dritto dalla madre per dirle ciò che pensavo.

    Mi ringraziò per la schiettezza e al momento di fare i conti per darmi l’assegno con i soldi che mi spettavano, per i giorni che avevo fatto di lavorò la interruppi:

    Lasci stare signora, ho imparato delle cose ma non credo di aver mai lavorato un giorno, faceva tutto suo figlio e di conseguenza non trovo corretto ricevere dei soldi in cambio di niente.

    La signora mi guardò con aria spaesata…non credo abbia mai capito il mio gesto.
    Non li vidi più e non sentii mai più parlare di loro.

    Fra tutte le esperienze di posto fisso fatte questa è l’unica che ricordo sempre.

    Ma il lavoro fisso non faceva per me.

    Di contro lavorare in proprio non era una cosa altrettanto facile. L’inesperienza innanzitutto non mi rendeva così chiaro il da farsi e mio padre, per giunta era sempre a sfavore delle mie idee.

    Non avevo nessun esempio da seguire!

    Ma nonostante tutto e a suono di errori e cartelle esattoriali ho appreso ciò che ci voleva per stare in piedi con la propria partita iva. Non sono stati tutti anni d’oro ma come dicevo all’inizio di questo articolo, non ho mai avuto un giorno libero dal lavoro e dagli impegni.

    Spesso sono le nostre scelte a rendere più o meno profittevoli i nostri progetti. Lavorare in proprio ci può far sembrare di essere padroni del tempo ma allo stesso modo non c’è perdono se si seguono progetti per cui il tempo viene solo gettato.

    Questa mattina ho sentito un mio carissimo amico. Una di quelle persone con il posto di lavoro d’oro e sicurissimo ma che oggi, sta cercando lavoro perché la sua azienda ha chiuso.

    Ci siamo visti per un caffè ma ciò che non ho avuto modo di fargli comprendere è che se crede di poter trovare un altro posto fisso con quelle garanzie e soprattutto con quello stipendio, potrebbe restare disoccupato a vita.

    Ci sono un mare di persone disoccupate che non hanno mai avuto il coraggio di mettersi in proprio. Alcune per la paura delle tasse, come se da dipendente le tasse non esistano e altri semplicemente perché non si sentono all’altezza.

    Alla domanda: secondo te cosa dovrei fare? che posto di lavoro posso cercare? io ho risposto: Investi su te stesso. Hai una professionalità incredibile e lì fuori ci sono un sacco di aziende che necessitano delle tue conoscenze.

    La sua risposta è stata: Ma figurati se mi metto ad aprire una partita iva a 45 anni.

    Ne deduco cha al mondo d’oggi, ad una certa età sia meglio aprire una porta alla disoccupazione piuttosto che mettersi in gioco aprendo una partita iva.

    E’ il giusto momento per fare i conti con se stessi, credetemi. Sia che occupiate un posto di lavoro in cui i vostri datori di lavoro non vi fanno lavorare perché accentrano e vogliono fare tutto loro, sia se siete stipendiati dall’azienda più sicura degli anni ’80 e a maggior ragione se siete dei disoccupati.

    Il mondo è cambiato…Aspettare è solo indice di incoscienza.

  • Lettera a Babbo Natale

    Lettera a Babbo Natale

    Caro babbo Natale, quest’anno vorrei un regalo particolare ma prima di accingermi a chiedere mi piacerebbe condividere con te una piccola riflessione.

    Durante l’anno non mi vieni in mente nemmeno un minuto ma appena si avvicina il freddo e per l’esattezza dopo il 15 di Agosto comincio a pensare a te.

    Dove vivo io si dice che dopo il 15 di Agosto, basta un temporale per dire addio all’estate e molto spesso il primo temporale si manifesta sempre mentre stiamo grigliando per il ferragosto.

    So di non averti mai dato nulla e di averti solo chiesto. E so che questo comportamento è in fase ON da quando ho scoperto la tua esistenza.

    Ed è proprio questo pensiero che non mi da pace. Noi poveri esseri umani ci arrabbiamo un sacco quando la nostra gratitudine non viene ricambiata.

    Si da molto agli altri ma allo stesso tempo ci si lamenta quando il dare non viene corrisposto con un avere. Siamo fatti così.

    Come fai a sopportare tutto questo? Come fai ad essere felice di viaggiare per tutto il pianeta terra in una sola notte e farti il culo per un popolo di bifolchi che chiedono e basta?

    Per questo ho deciso di non voler ricevere un regalo materiale da parte tua per quest’anno (e magari anche quelli a venire). Non voglio nemmeno il carbone, sia chiaro…anzi…visti i costi delle materie prime ti consiglio di evitare di acquistare carbone.

    La faccenda dei prezzi alti sul gas ha portato l’Europa a fare mambassa di carbone, quindi non è per nulla economico.

    Credimi…non ne vale la pena spendere così tanti soldi per la nostra razza…e non lo dico per deformazione professionale.

    Personalmente non so se sono stato buono o cattivo ma vorrei risparmiarti la fatica di portare qualcosa, ad un uomo che tanto ti ricorderà comunque dopo il 15 Agosto del 2022 con la solita voglia di sfruttarti.

    Detto questo, mi piacerebbe, solo un tuo intervento a riguardo di ciò che sta accadendo su questo pianeta…ti pare possibile come stiamo vivendo? Ti pare possibile che non si capisca il perché e il percome di troppe dinamiche? Ti pare possibile che ci siano lattai che parlano di scienza e premi Nobel che stanno in silenzio?

    A volte al mattino, mi metto a riflettere a ciò che stiamo vivendo e nonostante non sia un fatalista o un complottista a tempo indeterminato, mi chiedo se tutto questo avrà un termine prima o poi.

    Mi spaventa molto l’ignoranza…mi spaventa più della povertà…se fossi il mio genio della lampada ti chiederei proprio di istruirci a dovere…ma sei Babbo Natale.

    Cordialmente

    Andrea Dainotti
    dainotti.com (chissà che ti venisse la voglia di diventare mio cliente)

  • San Tommaso crederebbe negli algoritmi?

    San Tommaso crederebbe negli algoritmi?

    Quando ero piccolo non era certo come oggi.

    Non c’era Netflix.

    Una serie di Magnum P.I. (PI per chi non lo sapesse è l’acronimo di Private Invastigation…ho sentito dire Magnum p1 da alcuni e scrivere Magnum piai da altri)

    Oggi abbiamo tutto pronto. Basta schiacciare un tasto e fare della nostra giornata una spugna adatta ad assorbire un’intera serie, in un solo giorno.

    Mi chiedo ogni mattino come sia possibile che Magnum non sia presente su queste piattaforme, ma questa è un’altra storia.

    Non ho mai creduto fino in fondo che un algoritmo potesse decidere di darti luce o buio a seconda del numero di pubblicazioni (e non solo…non iniziate a fare i professori di digital marketing).

    Mi rendo solo conto che se questo principio fosse stato adottato sin dagli anni 80, oggi non esisterebbe gran parte del nostro passato mediatico.

    Pippo Baudo scrive davvero poco. Forse meno di me, infatti si è totalmente eclissato. E mentre mi auguro che stia bene non posso non essere arrabbiato con gli algoritmi che decidono la nostra sorte.

    Algoritmi che inducono persone a pubblicare monnezza solo per non interrompere un flusso. (non iniziate a fare i professori di digital marketing)

    Una volta Fantastico o la Corrida venivano trasmessi al Sabato in prima serata ed erano milioni gli italiani inchiodati davanti al cubo con le antenne.

    Al lunedì si parlava di calcio, del film che avevano trasmesso su canale 5 e anche di questi show che intrattenevano le nostre serate in famiglia.

    Oggi al lunedì, se c’è la possibilità di incrociare qualcuno con cui parlare, i discorsi sono ben altri:

    1) Non si sa se parlare di una serie televisiva perché magari si diventa mediocri a confessare di guardare la TV.

    2) Non si condivide più quell’emozione/mistero e quello scambio di opinioni che poteva farci immaginare cosa sarebbe accaduto la settimana successiva in quel telefilm (oggi si chiamano serie e basta). Oggi al massimo chiediamo: Hai visto: la casa di carta? Hai visto il trono di spade?

    Godiamo una volta per tutte, mentre in passato si godeva ogni giorno della settimana!

    Forse non parliamo più come una volta o forse il modo di creare rapporti e relazioni è profondamente cambiato.

    Ho aperto un blog da zero, e le pagine social da zero. Ho pubblicato seguendo le giuste regole di pubblicazione per un mese e devo dire che tutto funzionava come un orologio svizzero…mi sono lecitamente chiesto: ma tutte queste visite sul mio sito e tutte queste visite sui miei profili social dipendono davvero dal fatto che continuo a pubblicare in modo costante? (e non solo)

    Ho deciso di fermarmi per un mese (in realtà volevo stare fermo fino a Gennaio ma ho compreso ora la stupidità del mio gesto :-))

    Per due settimane ho continuato a ricevere i report dai social e da Analytics con dati che aumentavano a prescindere dalla mia attività di pubblicazione ma ad un certo punto è accaduta una cosa davvero bizzarra.

    Il 23 Novembre ho ricevuto un’email da Linkedin che mi segnalava che il mio profilo era stato visto da una persona sola e da quel giorno ad oggi (non solo Linkedin) non ho più ricevuto nessun messaggio.

    I report tutti a zero.

    So di non essere nessuno e a dirla tutta so bene che mi sarei cacciato in questo grosso pasticcio, ma una volta nella vita volevo provare a vedere cosa sarebbe accaduto (meglio su di me che sui clienti!)

    La reazione è stata quella di dirmi: Andrea, lascia perdere la pausa fino a Gennaio perché a Dicembre hai già perso quello che avevi recuperato 🙂

    E dunque mi ritrovo qui a fare il contenuto riempitivo a cavallo tra il vecchio e il nuovo calendario editoriale.

    Però mi chiedo?

    E’ così bello cercare cose su Google e ricevere in cambio articoli del 2012 solo perché ben indicizzati? (ma non aggiornati al giorno d’oggi?)

    Che criterio è stato usato per scegliere di dare maggiore visibilità a contenuti vecchi e non aggiornati, rispetto ad articoli nuovi e freschi?

    Non ditemi che capita solo a me!

    Il criterio è quello dell’essere umano, lo conosciamo bene e ci sentiamo a nostro agio:
    Quello degli escamotage, quello del chi tardi arriva male alloggia, quello del: NOI esistiamo dal 1947 (e quindi siamo i migliori).

    Qualcosa di così moderno che ha fondato il proprio sistema “meritocratico” su un sistema che non restituisce dati altrettanto moderni?

    Il tessuto delle aziende in cui lavoriamo o di cui siamo a capo ragiona proprio così. Ed è proprio questo il motivo per cui l’innovazione tarda ad arrivare (e di conseguenza il resto).

    Non sono qui a dire che tutto sia saturo ma non posso nascondere che mi piacerebbe dire a tutti quelli che propongono le stesse cazzate dal 1947 (che tra parentesi è l’anno in cui è nata mia mamma, quindi non una data inutile) che sarebbe il caso di levarsi dalle scatole e di conseguenza facilitare l’emergere di chi ha il futuro tra le proprie corde (mai sentito parlare di passaggio generazionale? Mai pensato al perché del passaggio generazionale?).

    Non preoccupatevi, non sono qui a lamentarmi di non riuscire ad emergere perché il mondo è saturo e fa schifo…chi mi conosce sa bene che non ho bisogno di perdere tempo a scrivere certe inutilità…ma permettetemi una cosa:

    Perché dovremmo salvare gente immobile che ha fatto una cosa buona nella propria vita e al contempo affondare chi propone soluzioni nel tempo corrente (o futuro)?

    Thomas Magnum (quello di Magnum PI) parlava molto con se stesso e questo modo di agire lo portava spesso a risolvere i suoi casi. Casi che partivano da un semplice tradimento ma che poi avevano molto da raccontare: amicizia, guerra, ricchezza, povertà, atteggiamento (positivo e negativo delle persone).

    Rischiava spesso la vita e i suoi amici la rischiavano con lui, nonostante l’inizio della puntata non presagisse affatto l’uso di armi.

    Ma la vita è fatta così. Possiamo stare fermi per evitare di sbagliare oppure sbagliare e vivere in salita.

    Non sono San Tommaso (o St. Thomas in questo caso) ma devo dire che testare su se stessi, mettere in discussione, provare a fare diversamente può darci quella marcia in più per potercela fare…c’è un altro modo per emergere nella vita, sapete qual è?

  • Se corro posso camminare sulle acque?

    Se corro posso camminare sulle acque?

    Che ci crediate o no un giorno ero a pescare con degli amici e ad un certo punto ho davvero posto questa domanda.

    Ero in piena adolescenza e frequentavo ancora l’oratorio. Non perché ad un certo punto della vita si debba smettere di frequentarlo, anzi…chi ci accompagnava in Auto aveva la sua suonata età già ai tempi ed è grazie a lui che posso raccontare questa storia.

    Sembrerà difficile crederci ma trovare alle porte di Milano luoghi dove poter pescare è più facile che sul Lago Maggiore (incredibile ma vero).

    Non si pescava nulla in quelle giornate perché l’obiettivo numero uno era divertirsi e bere le prime birre lontani dagli occhi indiscreti. (se arrivavano anche i pesci era grasso che colava).

    Mentre scrivo non so se a questo punto il mio delirio di onnipotenza derivava dalla birra di troppo ma sta di fatto che al momento di tornare indietro misi le scarpe ai piedi non curante del fatto che per tornare alla macchina, avrei dovuto attraversare circa 4 metri di torrente “profondo” non più di 5cm.

    Fu allora che feci la fatidica domanda.

    Non attesi nessuna risposta e dimostrai a me stesso e a tutti quelli che mi guardavano con aria goliardica e di sfida che la mia folle teoria non solo mi aveva fatto inzuppare completamente le scarpe ma gli schizzi generati dal mio dolce peso avevano anche infradiciato tutti i miei pantaloni.

    Non ne uscii sconfitto…entrai nella storia della mia compagnia e ancora oggi quando abbiamo ho possibilità di incontrare i miei vecchi amici, ridiamo ancora come i matti ricordandoci il momento.

    Alla domanda iniziale mi sento di rispondere con una certa sicurezza che se vai piano al massimo ti puoi bagnare le suole delle scarpe.

    Un idea fallimentare?

    Quando abbiamo degli obiettivi e non li studiamo a fondo, quando diamo le cose per scontate, quando ci sentiamo onnipotenti, Spesso portiamo a casa un veri e propri fallimenti. La maggior parte delle volte pecchiamo anche di presunzione e la presunzione a mio parere, è nemica del successo.

    Non confondiamo l’osare con l’essere presuntosi. Sono due cose diverse.

    Questa storia mi fa venire in mente anche un altro pensiero: e se non fosse mai accaduto?

    C’è sempre nella vita un momento in cui si cerca di giocare follemente ma come ben sappiamo molte delle scoperte che hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere sono imputabili a degli errori umani che hanno convalidato o modificato tesi e ipotesi.

    Mi chiedo, e se ci fossi riuscito davvero? Non saranno mica solo una botta di fortuna le scoperte! Non saranno solo il risultato della casualità e non sarà solo la vita a donarci le istruzioni ritenendoci poco capaci!

    Ti è mai capitato di vedere una scoperta all’ultimo grido che ti ha fatto sorridere…e ti ha fatto dire: Geniale, una stupidata alla quale potevamo pensare tutti ma ci ha pensato solo lui.

    Ecco! Qui si gioca il secondo round di questo piccolo incontro. Bisogna che i nostri occhi vedano le opportunità. E si può arrivare a ciò, solo se si vive la vita attivamente.

    Perché è vero che dagli errori si può imparare. Io ad esempio dal quel giorno ho acquistato degli stivali da pesca. Ma chi vive passivamente la propria vita non va nemmeno a pescare.

    Qui sta il vero problema!

    Avere un atteggiamento passivo è il danno più grande che si possa fare alla propria vita. Si parte con dei piccoli malcontenti regalati dalle prime sconfitte e si decide di non partecipare più.

    Le scuse sono il passo successivo!

    Il terzo round si insinua proprio tra la differenza che c’è tra: motivo e scusa.

    Mentre rileggo l’ultima frase scritta mi viene voglia di chiudere qui l’articolo, di non dare nessuna spiegazione. Per me non necessita d’altro ma so bene che c’è chi può avere bisogno di capire la sottile differenza che c’è tra le due parole.

    Vieni a pescare Sabato?

    No,

    Perché?

    Motivo: Non ho l’attrezzatura

    Scusa: Non ho tempo.

    Il vero peccato è che con il passare degli anni la passività applica un vero e proprio callo mentale difficile da estirpare. Crea un vuoto di ambizioni per fare spazio all’indifferenza. A dirla tutta, non so se si può uscire da questo stato ad una certa età. Non ho nemmeno il bagaglio culturale per poter accennare una qualunque ipotesi…

    Ma voglio lanciarvi una sfida:

    Perché non provate a correre con scarpe e vestiti su un piccolo torrente d’acqua e scoprire se potete camminare sulle acque?

    Fatelo per voi stessi, per tornare bambini, per bagnarvi consapevolmente, per darmi o darvi degli idioti, per comprendere che quando si crede in qualcosa e il risultato è ovvio, l’azione può portare anche a un beneficio.

    Non serve che il vostro atteggiamento limiti la vostra voglia o ambizione di provare.

    Quando si ha fiducia in se stessi si può arrivare ovunque.