Quando ero piccolo non era certo come oggi.
Non c’era Netflix.
Una serie di Magnum P.I. (PI per chi non lo sapesse è l’acronimo di Private Invastigation…ho sentito dire Magnum p1 da alcuni e scrivere Magnum piai da altri)
Oggi abbiamo tutto pronto. Basta schiacciare un tasto e fare della nostra giornata una spugna adatta ad assorbire un’intera serie, in un solo giorno.
Mi chiedo ogni mattino come sia possibile che Magnum non sia presente su queste piattaforme, ma questa è un’altra storia.
Non ho mai creduto fino in fondo che un algoritmo potesse decidere di darti luce o buio a seconda del numero di pubblicazioni (e non solo…non iniziate a fare i professori di digital marketing).
Mi rendo solo conto che se questo principio fosse stato adottato sin dagli anni 80, oggi non esisterebbe gran parte del nostro passato mediatico.
Pippo Baudo scrive davvero poco. Forse meno di me, infatti si è totalmente eclissato. E mentre mi auguro che stia bene non posso non essere arrabbiato con gli algoritmi che decidono la nostra sorte.
Algoritmi che inducono persone a pubblicare monnezza solo per non interrompere un flusso. (non iniziate a fare i professori di digital marketing)
Una volta Fantastico o la Corrida venivano trasmessi al Sabato in prima serata ed erano milioni gli italiani inchiodati davanti al cubo con le antenne.
Al lunedì si parlava di calcio, del film che avevano trasmesso su canale 5 e anche di questi show che intrattenevano le nostre serate in famiglia.
Oggi al lunedì, se c’è la possibilità di incrociare qualcuno con cui parlare, i discorsi sono ben altri:
1) Non si sa se parlare di una serie televisiva perché magari si diventa mediocri a confessare di guardare la TV.
2) Non si condivide più quell’emozione/mistero e quello scambio di opinioni che poteva farci immaginare cosa sarebbe accaduto la settimana successiva in quel telefilm (oggi si chiamano serie e basta). Oggi al massimo chiediamo: Hai visto: la casa di carta? Hai visto il trono di spade?
Godiamo una volta per tutte, mentre in passato si godeva ogni giorno della settimana!
Forse non parliamo più come una volta o forse il modo di creare rapporti e relazioni è profondamente cambiato.
Ho aperto un blog da zero, e le pagine social da zero. Ho pubblicato seguendo le giuste regole di pubblicazione per un mese e devo dire che tutto funzionava come un orologio svizzero…mi sono lecitamente chiesto: ma tutte queste visite sul mio sito e tutte queste visite sui miei profili social dipendono davvero dal fatto che continuo a pubblicare in modo costante? (e non solo)
Ho deciso di fermarmi per un mese (in realtà volevo stare fermo fino a Gennaio ma ho compreso ora la stupidità del mio gesto :-))
Per due settimane ho continuato a ricevere i report dai social e da Analytics con dati che aumentavano a prescindere dalla mia attività di pubblicazione ma ad un certo punto è accaduta una cosa davvero bizzarra.
Il 23 Novembre ho ricevuto un’email da Linkedin che mi segnalava che il mio profilo era stato visto da una persona sola e da quel giorno ad oggi (non solo Linkedin) non ho più ricevuto nessun messaggio.
I report tutti a zero.
So di non essere nessuno e a dirla tutta so bene che mi sarei cacciato in questo grosso pasticcio, ma una volta nella vita volevo provare a vedere cosa sarebbe accaduto (meglio su di me che sui clienti!)
La reazione è stata quella di dirmi: Andrea, lascia perdere la pausa fino a Gennaio perché a Dicembre hai già perso quello che avevi recuperato 🙂
E dunque mi ritrovo qui a fare il contenuto riempitivo a cavallo tra il vecchio e il nuovo calendario editoriale.
Però mi chiedo?
E’ così bello cercare cose su Google e ricevere in cambio articoli del 2012 solo perché ben indicizzati? (ma non aggiornati al giorno d’oggi?)
Che criterio è stato usato per scegliere di dare maggiore visibilità a contenuti vecchi e non aggiornati, rispetto ad articoli nuovi e freschi?
Non ditemi che capita solo a me!
Il criterio è quello dell’essere umano, lo conosciamo bene e ci sentiamo a nostro agio:
Quello degli escamotage, quello del chi tardi arriva male alloggia, quello del: NOI esistiamo dal 1947 (e quindi siamo i migliori).
Qualcosa di così moderno che ha fondato il proprio sistema “meritocratico” su un sistema che non restituisce dati altrettanto moderni?
Il tessuto delle aziende in cui lavoriamo o di cui siamo a capo ragiona proprio così. Ed è proprio questo il motivo per cui l’innovazione tarda ad arrivare (e di conseguenza il resto).
Non sono qui a dire che tutto sia saturo ma non posso nascondere che mi piacerebbe dire a tutti quelli che propongono le stesse cazzate dal 1947 (che tra parentesi è l’anno in cui è nata mia mamma, quindi non una data inutile) che sarebbe il caso di levarsi dalle scatole e di conseguenza facilitare l’emergere di chi ha il futuro tra le proprie corde (mai sentito parlare di passaggio generazionale? Mai pensato al perché del passaggio generazionale?).
Non preoccupatevi, non sono qui a lamentarmi di non riuscire ad emergere perché il mondo è saturo e fa schifo…chi mi conosce sa bene che non ho bisogno di perdere tempo a scrivere certe inutilità…ma permettetemi una cosa:
Perché dovremmo salvare gente immobile che ha fatto una cosa buona nella propria vita e al contempo affondare chi propone soluzioni nel tempo corrente (o futuro)?
Thomas Magnum (quello di Magnum PI) parlava molto con se stesso e questo modo di agire lo portava spesso a risolvere i suoi casi. Casi che partivano da un semplice tradimento ma che poi avevano molto da raccontare: amicizia, guerra, ricchezza, povertà, atteggiamento (positivo e negativo delle persone).
Rischiava spesso la vita e i suoi amici la rischiavano con lui, nonostante l’inizio della puntata non presagisse affatto l’uso di armi.
Ma la vita è fatta così. Possiamo stare fermi per evitare di sbagliare oppure sbagliare e vivere in salita.
Non sono San Tommaso (o St. Thomas in questo caso) ma devo dire che testare su se stessi, mettere in discussione, provare a fare diversamente può darci quella marcia in più per potercela fare…c’è un altro modo per emergere nella vita, sapete qual è?