Cosa farò da grande?

educazione patrimoniale - Andrea Dainotti - cosa faro da grande
educazione patrimoniale - Andrea Dainotti - cosa faro da grande

 Cosa vuoi fare da grande?

Da piccino volevo fare il medico. Non mi è mai interessato fare l’astronauta anzi. In famiglia la fantascienza era all’ordine del giorno e a dirla tutta non mi è mai piaciuta.

Ho avuto il periodo che ero appassionato di stelle e mi piaceva osservarle col telescopio dal quarto piano della mia casa d’infanzia a Milano.

A dire la verità non ne ho mai vista una, infatti dopo poco tempo ho preferito trovare altro da fare.

Mio padre voleva che facessi l’avvocato perché a parer suo avevo un’ottima parlantina mentre mia madre non si è mai espressa a riguardo. Forse per lei andava bene qualsiasi lavoro purché fosse ben pagato, sotto casa e con orari flessibili.

A 5 anni ho iniziato a suonare la chitarra. Il mio primo amore. Ero portato di natura e nonostante studiassi davvero poco Musica suonavo bene. Ero talentuoso e non credo di passare per arrogante ad ammetterlo.

Sicuramente se avessi studiato con costanza sarei riuscito a ottenere maggiori risultati a livello tecnico ma a me piaceva suonare e non studiare.

Ad un certo punto della mia vita mi sono accorto che i ragazzi che frequentavo, anch’essi musicisti miglioravano a vista d’occhio.

La chitarra per molti è uno strumento virtuoso (per me l’unico strumento virtuoso è il violino) e quando sentivo gli altri andare veloce mi chiedevo…come fanno a farlo?

Nonostante tutto anche quelli che reputavo migliori di me continuavano a portarmi sul piatto d’argento.

Per un po’ ho pensato addirittura di aver sbagliato strumento e non mi sentivo per nulla adatto ai complimenti che ricevevo…a volte anche da persone che non mi avevano mai sentito suonare.

Nonostante mio padre disegnasse sempre i musicisti come dei morti di fame io, testardo come un mulo e disinteressato alla ricchezza sono riuscito a mantenermi fino al 2012 saltando da un palco all’altro e non solo alle varie sagre di paese.

Mio padre aveva ragione. Non mi sono arricchito economicamente.

Ma nemmeno gli amici studiosi di musica ma che trovavano lavoro in banche o grandi aziende si sono mai arricchiti.

Forse se avessi fatto l’avvocato come diceva mio padre, mi sarei ritrovato assieme agli oltre 300.000 avvocati che oggi spopolano in Italia. Ma ho deciso di fare il chitarrista.

Finite le scuole medie ho intrapreso la strada della chimica. I professori delle medie non consigliavano licei perché riscontravano dei limiti nel mio apprendimento.

Ero felice…pensavo che avrei fatto esperimenti tutti i giorni e inventato nuove sostanze. Ricordo che ci portarono in una scuola per farci vedere di cosa si trattava ed ero rimasto affascinato da quei ragazzini vestiti col camice che potevano mischiare sostanze senza le urla della mamma di turno che non voleva si sporcasse il pavimento o il tavolo della cucina.

Una scuola di una pesantezza enorme…dove gli esperimenti, come li definivo io da piccino facevano parte della milionesima parte dell’anno scolastico. C’era da studiare davvero tanto e a me non piaceva studiare (altrimenti avrei studiato musica).

Che errore aver scelto un percorso sbagliato e che triste non aver avuto la possibilità di poter cambiare.

Bisogna avere le idee chiare sin dalla terza media. Non è permesso sbagliare. Per questo la mia generazione è fatta di persone che hanno sì compiaciuto i genitori diventando avvocati ma non hanno realizzato se stessi e i loro sogni e i migliori ora sono store-manager di qualche catena retail (che con l’avvento commercio elettronico…boh).

A fatica mi sono portato a casa il diploma di perito chimico…che credetemi, ancora oggi faccio fatica a comprenderne l’utilità…a parte i genitori sereni e la possibilità di suonare senza rotture di scatole

Anzi…non è andata per niente così…appena finiti gli studi ho scritto e stampato con una stampante ad aghi il mio primo curriculum e raccomandato dal mio migliore amico Marco, che purtroppo oggi non è più tra di noi mi sono presentato in Pirelli per fare il mio primo colloquio (ed ultimo) di lavoro.

Un ingegnere senza capelli di giovane età era il mio esaminatore…interessato e quasi stupito del mio curriculum ricco di attestati più disparati sport, musica, teatro…

Ad un certo punto mi chiese quale fosse il mio sogno nel cassetto e io gli risposi…vivere facendo il chitarrista!

Voi cosa avreste risposto ad una domanda del genere?

Mi rispose, vede Dainotti (poi dare del lei a un ragazzino mi ha sempre fatto ridere) lei è troppo confuso, guardi quanti attestati ha e noi cerchiamo persone con le idee chiare. Per esempio, perché si presenta qui con un diploma di perito chimico a chiedere un lavoro in un’azienda che si occupa di meccanica? E soprattutto perché è qui se nella vita il suo sogno nel cassetto non è lavorare in Pirelli?

Gli risposi: Scusi Ing Y ma lei a 10 anni aveva il sogno di lavorare in Pirelli ed è per questo che ha studiato ingegneria meccanica?

Mi sorrise ma non mi diede il lavoro.

Lo ringrazio ancora oggi. Perché nonostante per lui fosse inconcepibile il mio comportamento e quella specie di confusione che emergeva dal mio curriculum e dai miei sogni avevo capito una cosa…se il mio sogno nel cassetto era suonare…cosa ci facevo in Pirelli?

Il mio amico Marco mi diede dello scemo per la risposta che diedi all’ingegnere. E quest’ultimo lo rimproverò per non aver portato una persona con il sogni di lavorare in Pirelli.

Da allora ho sempre lavorato in proprio e non ho mai più avuto il coraggio di fare un altro colloquio di lavoro.

Giusto o sbagliato, fino ad oggi ho fatto esattamente quello che ho voluto e ovviamente non mi è andata sempre bene. Come dico sempre non sono un Guru infreddolito che necessita di far vedere la propria maestosità per convincere gli altri a comprare il suo corso di crescita personale.

Ho collezionato più errori che successi ma credetemi, ho sempre vissuto liberamente la mia vita.

Da sempre mi alzo quando voglio, se voglio lavorare lavoro altrimenti facci altro, se ho voglia di uscire esco e se voglio stare a casa sto a casa. Hey non ho 20 anni ne ho 43 e ho una famiglia con figli…e a dirla tutta sono al secondo matrimonio.

Non mi ritengo fortunato ma ritengo solo di aver raggiunto una capacità di gestione economica e del mio tempo, importante.

No non sono ricco e non lo sono mai stato, la mia ricchezza è la libertà di poter vivere la vita come meglio credo…si certo lavoro come tutti.

Oggi è domenica e mentre la maggior parte della gente cerca di non pensare al lavoro…io ho voglia di lavorare.

Non è mai facile scegliere, a qualsiasi età e i consigli lasciano il tempo che trovano. Da padre, da amico e da guru.

Di Andrea Dainotti

Ho unito la mia esperienza nel Marketing strategico e la finanza personale in un connubio perfetto. Dall’aver lavorato per alcune grandi imprese ho imparato che se si parte dalle persone si possono raggiungere obiettivi di grande successo. Siamo abituati a sentire che senza marketing e soldi ormai non si va più da nessuna parte. Io, credo che tutto si fermi nel momento in cui non si hanno obiettivi. Non propongo magie o guadagni a portata di click ma posso dirti che insieme possiamo dare vita a qualsiasi progetto. Credo fortemente che la corretta educazione patrimoniale o finanziaria debba essere alla base di qualsiasi progetto lavorativo o di vita. Sono, inoltre Presidente di: AIEP (Associazione Italiana Educatori patrimoniali) dal 2022 e autore del libro Futurazienda, il manuale con esercizi per creare un business vincente nel digitale.

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