Cambiare atteggiamento è un processo naturale come naturale è anche: porsi delle domande quando si arriva ad una certa età. C’è chi inizia prima e chi inizia tardi e purtroppo c’è chi non inizia mai.
Fino a qualche anno fa ero in grado di prendere colpi e bastonate per poi rialzarmi in fretta con nuove idee per mettermi in gioco, ma ad un certo punto mi sono sentito vuoto.
Non erano le idee a mancarmi e nemmeno professionalità o clienti e soldi. Mancavo io.
Dovevo cambiare atteggiamento
Ero entrato in una routine inconcludente. Una routine che è stata capace di portarmi da ambizioso a frustrato in brevissimo tempo. Davanti ai clienti, agli amici dimostravo la mia sicurezza ma quando restavo da solo mi sentivo in una scatola.
Se hai un carattere simile al mio dovresti conoscere bene questa sensazione di frustrazione. Ti assale senza un preciso motivo. O meglio con un motivo ben definito ma poco chiaro a te stesso.
Non voglio fare discorsi psicologici. Non sono uno psicologo e nemmeno vorrei esserlo. L’esperienza di vita degli ultimi anni mi ha fatto mettere tutto in discussione…e mi va solo di raccontarlo.
Prima incolpavo chi mi circondava e l’ambiente in cui vivevo delle mie disfatte ma mi sono dovuto ricredere, Ero io il mio problema.
Non sono l’unico! e non mi rincuora.
Però sono tra quelli che ha compreso da che parte stavo andando e da che parte volevo andare e posso garantirti che non è poco.
Sono partito leggendo qualche libro di crescita personale, psicologia, filosofia. Mi riconoscevo in qualsiasi problematica che andavo ad approfondire. Ogni autore pareva scrivesse per me. Mi sono fatto anche qualche menata. Mi pareva di vivere in un film dove il protagonista ero io.
Poi ho avuto una piccola intuizione. Se tutti parlavano del mio problema era solo perché era un problema comune.
Ai problemi comuni si trova spesso una soluzione!
Detto fatto!
Cosa diavolo sbagliavo nella mia vita?
Comprai un’agenda dove ogni mattino e ogni sera appuntavo cosa volevo fare e cosa ottenevo. L’avevo letto su un sacco di libri questo metodo. Mi fidai proprio perché ogni dannato libro che leggevo consigliava di fare proprio così.
Lo feci!
Il risultato fu quello di comprendere che i miei obiettivi venivano sempre dopo gli obiettivi altrui.
Ho regalato per tutta la vita le mie conoscenze e il mio tempo per aiutare gli altri senza avere nulla in cambio.
Anche l’aspettativa di avere qualcosa in cambio oggi posso riconoscerla solo come una cattivissima abitudine, un’atteggiamento da cambiare.
Non passava giorno in cui non portavo a termine ciò che avevo deciso di fare.
Me ne fregavo completamente dei miei obiettivi.
Mi rimisi in gioco in modo diverso dopo l’ultima caduta.
Mettendomi davanti. Ma davanti sul serio.
Guardavo l’agenda diventare sempre più pregna di giornate portate a termine positivamente.
Giornate dove ciò che avevo preventivato di fare al mattino lo gustavo concretamente alla sera.
Ma ancora qualcosa non mi tornava. Ancora non bastava.
Atteggiamento sul lavoro
Per lo più mi muovevo così a livello professionale, non che la cosa mi desse fastidio, tutt’altro. Io amo il mio lavoro e come ogni amore che si rispetti ho goduto e sofferto di tantissime circostanze.
E’ normale per uno come me partire dal lavoro. Il lavoro è parte di me.
Sia chiaro! conoscevo bene anche al tempo cosa significasse darsi degli obiettivi e raggiungerli. Per lavoro lo andavo a raccontare ogni santo giorno a tutti quelli che mi stavano attorno ma come molti predicatori razzolavo male e portavo più successi agli altri che a me stesso.
Mi mancava un vero obiettivo. Un obiettivo ben definito…qualcosa a cui volevo e dovevo ambire per appagare realmente me stesso.
Ecco cosa mancava!
Ero arrivato persino a dirmi: il mio obiettivo è far vincere gli altri.
Per carità! un onorevole obiettivo ma che vista la mia insoddisfazione non poteva essere certamente il mio.
Non ho trovato l’ obiettivo dietro l’angolo ma sto vivendo giorno per giorno il suo raggiungimento.
Nessuno può aiutarti come te stesso
Psicologi, psicoterapeuti, coach e chi più ne ha ne matta possono darti tutte le nozioni del caso. Farti ragionare o inculcarti i loro vocabolario ma nella realtà dei fatti ti fanno solo confezionare un abito da metterti addosso. Per farti bella figura al cospetto della vita.
Sei comodo col vestito confezionato dalle tue mani?
Forse l’unica cosa che sei riuscito a costruire. Ma quando sei a casa, nudo…tutto torna come prima.
E’ bello citare grandi frasi e grandi pensieri a tavola con amici e familiari. Mascherarsi da introspettivo e darsi un tono di mistero ma quando resti da solo cosa te ne fai di questi accessori?
Siamo esseri umani. Reali.
Viviamo una vita reale e abbiamo il bisogno di toccare il nostri obiettivi. E in primis dobbiamo avere degli obiettivi concreti da poter toccare.
Usiamo spesso dire mi piacerebbe realizzare un sogno, oppure ho realizzato un sogno ma i sogni non sono materia e con l’astratto possiamo solo pulirci il fondo schiena.
Oggi posso dire di essere convinto che tutto dipenda da noi. L’ho provato su di me e lasciami dire che non credo di avere dei connotati diversi dai tuoi.
Il “Se vuoi puoi” rapportato a obiettivi realistici è reale, tangibile ma deve partire davvero da te.
Finché ti nascondi dietro gli altri che non fanno o il luogo in cui vivi che non ti permette di fare…stai solo perdendo tempo e arrancando scuse.
Smettila di pensare di essere vittima di un complotto, datti degli obiettivi, togliti la paura che ti fa sempre dipendere dagli altri e datti da fare.
IO non ho più paura di incolpare me stesso.